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La donna e la strada

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È una strada come tante, come tante ce ne sono in campagna tra fondovalle e prime colline. Una delle tante strade bianche che, tra saliscendi e curve, ti fanno lasciare alle spalle la città e tutto quello che in quei luoghi sa di tristemente umano.

 

E come tutte quelle strade, quando è appena piovuto, è meglio. Perché il cielo senza sole le dà un colore diverso ogni volta; e tramuta in segni e macchie ogni dettaglio di alberi, di cespugli, di ogni cosa.

E perché c’è il vento: anche il vento è sempre diverso a ogni pioggia, a ogni temporale; e diverso rimane anche dopo che l’acqua non scende più.

Appaiono diverse le persone che incontri, suonano diverse le frasi che ci scambi, quando le conosci, anche se sono quelle dette da sempre.

 

Sono diversi gli incontri che si fanno, come nella sera incipiente di alcuni anni or sono, quella donna immobile e scarmigliata accanto a un albero, la sua chioma anch’essa scarmigliata dal vento.

Un incontro di cui nulla ricordo con precisione: il suono del vento che percorreva la landa, quello dei miei passi sul ghiaiume, la qualità della luce in quella giornata, i gesti di quella donna e l’impressione che le sue mani mi abbiano toccato.

Quel momento è annebbiato, bombato, confuso nel mio ricordo. Tutto si mostrò differente nel mio percorso di ritorno.

 

E quando nell’abitudine percorro questa strada, penso sempre che non ho mai più rivisto quella donna da allora (si voltò e riprese il cammino, o la sua figura svanì dolcemente al seguito di quel vento?), pur nella sicurezza della sua esistenza qui o in un altrove che sia; pur nella sicurezza del paesaggio quasi del tutto confermato nel trascorrere degli anni…

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